ECONOMIA, EURO, GOVERNO, LEGA, MOVIMENTO 5 STELLE, UNIONE EUROPEA

STORIA TRAGICOMICA DELLA MANOVRA

di maio balcone

La legge di bilancio 2019 ha avuto e sta avendo un iter tragico al limite del comico, mostrando, ahinoi, tutti i limiti esterni e interni dell’Esecutivo GialloVerde.
Il governo aveva deciso di fissare al 2,4 il limite del rapporto deficit/PIL mediando tra Tria, rappresentante del “partito del Quirinale” che voleva un rapporto al massimo al 1,6-1,7% e i due vicepremier che lo volevano prossimo al 3.
Con la nota di aggiornamento al DEF si è stabilito che il maggiore deficit per il 2019, dallo 0,8 al 2,4 sarebbe stato necessario per evitare l’aumento dell’IVA, per fare il reddito di cittadinanza (o almeno un mini), la quota 100 per le pensioni e la mini-flat tax per le partite iva fino a 100.000 euro (al 15% per chi fattura fino a 65.000 euro annui e al 20 per chi ne fattura fino a 100.000).
Subito si è presentata una reazione, oserei dire, violenta dei mercati, delle opposizioni e della Commissione Europea.
Lo spread è schizzato oltre quota 300 e la commissione ha minacciato di iniziare la procedura d’infrazione.
La Stampa anti-governativa ha da subito presentato scenari apocalittici paventando scenari greci a causa del Reddito di Cittadinanza. La Commissione, per bocca di Moscovici, responsabile degli affari economici, ha bocciato la manovra per la prima volta nella sua storia.
Dinnanzi a questo scenario, all’interno del governo sono sorte le divisioni tra chi voleva difendere a tutti i costi il 2,4, rendendolo una sorta di nuovo Piave e chi voleva trattare.
Alla fine è prevalsa la seconda fazione e alla fine da un 2,2% massimo si è passati al 2,04, ma la commissione ha fatto intendere che non è abbastanza.
Insomma una figuraccia e una retromarcia pericolosa alla prima dfifficoltà con l’Europa, che rischia seriamente di far fallire questo Governo sul lato economico. Con l’aggravante che la Commissione è in palese malafede
A questa storia è mancata lungimiranza ed unitarietà dell’Esecutivo. Una manovra che avrebbe dovuto attuare parte del programma elettorale e di governo, che invece ha avuto un effetto boomerang. Una manovra che doveva creare consenso e che invece ha portato molto dissenso, specie tra i sostenitori del governo gialloverde.
La Maggioranza ha sottovalutato la reazione dell’Europa, che dinnanzi ad un governo “nemico” era chiaro che avrebbe fatto di tutto per farlo fallire e tornare ad avere un Esecutivo vassallo. Cosa ancora più grave: dinnanzi alla reazione della UE, il Governo è entrato nel panico più assoluto non sapendo più che fare.
Noi abbiamo detto che la strada giusta da percorrere era di aumentare il deficit facendo un vasto piano di investimenti pubblici in infrastrutture ed innovazione. La tragedia del Ponte Morandi ha mostrato la carenza infrastrutturale del nostro Paese. Un piano serio e corposo di investimenti è necessario, in primis per garantire l’incolumità fisica dei cittadini.

ponte morandi

Vero che una manovra di investimenti non avrebbe creato molto consenso, ma non avrebbe creato neanche dissenso.
Le Opposizioni sarebbero state parecchio in difficoltà ad attaccare una manovra del genere.
Anche la stessa Commissione avrebbe fatto una figura decisamente peggiore di quella che effettivamente ha fatto e nessuno, in buona fede, avrebbe mai pensato che Moscovici & Co. avessero anche lontanamente ragione, nonostante un deficit ben maggiore.
Insomma una manovra che avrebbe avuto effetti comunicativi migliori, e anche effetti sull’economia reale decisamente migliori. Questa si che sarebbe stata una “Manovra del Cambiamento” dopo anni e anni di tagli agli investimenti, con delle strade ridotte ad un colabrodo, Le associazioni produttive (tranne confindustria ovviamente) avrebbero applaudito al piano visto che sono anni che chiedono opere pubbliche più adeguate.
Certo occorreva mettere da parte reddito di cittadinanza e quota 100, ritardarle di almeno un anno ed imporre una visione neokeynesiana ai propri partiti.
Questo non è stato fatto, il che dimostra che sul lato economico ancora c’è molto da lavorare nei partiti che si definiscono “populisti e sovranisti”.
Ora che si fa? più niente purtroppo e per quest’anno oramai è andata e si è persa un’occasione.
La dead line sono le Europee e li si capirà come saranno gli equilibri europei. In ogni caso l’umile consiglio che ci sentiamo di dare alle forze di Governo è di comprendere gli errori e di farne tesoro in ogni caso con la prossima Manovra.
Occorre essere chiari, coerenti ed uniti dinnanzi all’Europa e questo sia per restare, sia per uscire comer ci insegna il caso inglese.

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